La scelta di intitolare lo spazio a questo intellettuale, tra le più interessanti figure del fotogiornalismo contemporaneo, che scelse Fermo come città di residenza negli ultimi anni della sua vita, rende ancora più incisiva e dichiarata la sua funzione di avamposto di arte e cultura in continuo divenire. Diceva Dondero a proposito del suo lavoro: “Il nostro compito è catturare momenti irripetibili che resteranno a disposizione di quelli che vengono dopo. Per me la foto è un lavoro sociale. E considero l’immagine inventata una slealtà prima di tutto verso se stessi, verso la propria parte umana…”.
Noto per il suo impegno civile e sociale, la sua storia avventurosa e leggendaria, che ha attraversato le principali vicende sociali, politiche, culturali e artistiche del secondo ’900, viene raccontata nel documentario Calma e gesso – in viaggio con Mario Dondero del regista e antropologo Marco Cruciani, che lavorò per cinque anni al suo fianco.
Dondero ha donato alle Marche il suo archivio personale, tra i più importanti della storia della fotografia italiana e internazionale: un patrimonio culturale di inestimabile valore composto da circa 250.000 diapositive a colori, 350.000 negativi in bianco e nero, qualche migliaio di stampe in bianco e nero, 150 quaderni di appunti e annotazioni. Il racconto fotografico di sessanta anni di storia della cultura italiana e internazionale. L’opera di catalogazione, iniziata quando l’intellettuale era ancora in vita, si svolge presso la sede della fototeca di Fermo, ad Altidona.