Istituita intorno al 1890 per iniziativa dello storico e bibliotecario Filippo Raffaelli, la Pinacoteca venne inizialmente sistemata nell’ex Palazzo degli Studi, sede dell’attuale Biblioteca civica. Raccoglieva dipinti e
Sicuramente la più famosa tra le sale dei palazzi storici di Fermo, la Sala del Mappamondo prese il nome intorno al 1780 quando venne qui collocato il mappamondo in legno e carta reale di Fabriano del geografo Silvestro Amanzio Maroncelli. Questo spazio era stato aggiunto alla costruzione nel 1688 dall’architetto Adamo Sacripante e finanziata dal cardinale fermano Decio Azzolino per ospitare il primo nucleo della biblioteca pubblica di Fermo, frutto di donazioni private. La sala venne successivamente collegata al vicino palazzo degli studi da una loggetta sopraelevata. La stanza, completamente arredata con scaffalature in legno di noce, ospita parte del fondo antico della Biblioteca Comunale. Questo fu donato principalmente dal fermano Romolo Spezioli, medico personale della regina Cristina di Svezia.
La sua struttura è interamente rivestita in legno, con scaffalatura in noce, con le lettere romane a identificare i vari scaffali e le antichissime poltrone che rendono la sala davvero affascinante: un luogo dal fascino millenario, in cui il silenzio che solitamente regna nelle biblioteche assume un valore ancora più particolare appena si entra in contatto, in quello scrigno prezioso, col tesoro inestimabile di conoscenza e sapere che custodisce.
Lo sguardo viene catturato verso l’alto, verso il magnifico soffitto in abete a cassettoni, intagliato nel 1688, e poi lungo gli scaffali in noce, ripartiti da un raffinato ballatoio, in cui immaginare tutti gli esimi studiosi che hanno varcato il suo uscio.
Prima di prendere il nome con cui è universalmente riconosciuta, era chiamata “Sala delle Comedie” proprio perché fu il primo spazio pubblico destinato ad una attività teatrale. Venne utilizzata con questo scopo fino al 1687 quando il Consiglio di Cernita decise di mutarne la destinazione per contenere l’enorme patrimonio librario del nobile Paolo Ruffo. L’uomo infatti aveva donato la propria collezione al fine di “erigere una biblioteca ad uso pubblico della città”.
Da quel momento le rappresentazioni furono spostate nella “Gran Sala del Suffitto”, l’attuale “Sala dei Ritratti”, e che, come riportano le fonti, dal 1690 venne utilizzata per spettacoli e chiamata anche “Teatro di Fermo” o “Sala del Teatro”.